Brandelli di ricordi

Nov 19, 2015 | Disturbi psichici

Si deve incominciare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita… La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla…

Luis Bunuel

Nel libro: ” l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, Oliver Sacks scrive alcuni casi clinici come quello del marinaio perduto, nel quale riporta un dialogo:
” In che anno siamo Signor G.?”
A questa domanda il Signor G. rispose: ” siamo nel quarantacinque, abbiamo vinto la guerra”,
“e lei quanti anni ha?” domandò il neurologo,
“Bè ecco diciannove”, risposte il signor G. .
Guardando l’uomo dai capelli grigi che mi stava davanti, ebbi un impulso, presi uno specchio, glielo misi davanti, dicendogli, guardi qui e mi dica se ha diciannove anni l’uomo che la guarda da dentro lo specchio”.
Il Singor G. sbiancò di colpo e si aggrappò alla sedia.

Questo racconto ci fa capire che se ciascuno di noi ha un’identità, è perchè è lo stesso di ieri, c’è una sorta di continuità che permette una definizione di sè.
La mancanza di continuità è dovuta ad un avanzare senza futuro, in quanto non si ha un passato.
Senza passato si rischia di camminare come automi, rinunciando a dialogare con sè stessi e con gli altri, si diventa indifferenti al mondo che ci circonda; la memoria permette di individuarsi, di maturare, attraverso la fedeltà alle proprie disposizioni interiori.
Le memorie definiscono appartenenze, che ci permettono di descrivere la nostra identità ed il nostro modo di essere.

Dai casi neurologici come quello riportato da Oliver Sacks, nei quali la fonte di perdita di memoria è dovuta a malattie neurologiche, quali la sindrome di Korsakov, le demenze; al quotidiano di ciascuno di noi, quotidiano nel quale qualsiasi cambiamento può perturbare, mandando in crisi il proprio senso di sè e dunque la propria memoria ed identità; in entrambi i casi non bisogna mai dimenticarsi che un uomo è si memoria, ma è anche sentimento, emozione, pertanto anche negli stati di devastazione neurologica, che in un primo tempo appaiono senza speranza, il contatto con lo spirito, l’arte, il senso di vicinanza, permettono alla persona di trovare una forma di reintegrazione.

 

 

Articolo a cura della Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Sara Garibaldi.
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